Le ossa che formano l'articolazione dell'anca sono il femore e il bacino. La parte più prossimale del femore (chiamata testa) si inserisce all’interno del bacino in una cavità chiamata acetabolo. Sia la testa femorale che l’acetabolo sono circondate da cartilagine e da liquido sinoviale, che hanno lo scopo di ridurre gli attriti interossei. La coxartrosi, o artrosi dell'anca, è una condizione infiammatoria di tipo cronico, contraddistinta dalla degenerazione progressiva della cartilagine articolare costituente l'articolazione dell'anca. Il processo non coinvolge solo la cartilagine, ma colpisce l’intera articolazione, incluso l’osso subcondrale, membrana sinoviale, legamenti, capsula e muscoli peri-articolari. L'artrosi è certamente la più comune delle malattie dell’apparato muscolo scheletrico.
La coxartrosi può essere di tipo idiopatico oppure di tipo secondario: è idiopatica quando insorge per motivi non individuabili; è secondaria, invece, quando è la conseguenza di un trauma, una frattura, un'infezione, patologie concomitanti, ecc. L’artrosi è caratterizzata da dolore, rigidità e limitazione funzionale delle articolazioni coinvolte. Un’altra caratteristica dell'artrosi sono gli “osteofiti”: piccole protuberanze di tessuto osseo, che si producono alla periferia delle zone sottoposte a maggior carico. I distretti più colpiti dall’artrosi sono le ginocchia, le anche, la colonna cervicale e lombare e le piccole articolazioni delle mani.
I più importanti fattori di rischio della coxartrosi sono: l'età, fattori genetici, l'appartenenza al sesso femminile, traumi articolari all'anca, la sedentarietà, l'obesità/sovrappeso, il diabete, patologie reumatiche, osteonecrosi avascolare.
Spesso la patologia si manifesta gradualmente con un dolore profondo di tipo “meccanico” che aumenta col carico di giorno e scompare con il riposo notturno. La tipica sensazione è la “rigidità mattutina” della durata di pochi minuti che scompare dopo il “riscaldamento” dell’articolazione. Mano a mano che la patologia progredisce, si rende più evidente gonfiore e tumefazione dell’articolazione colpita. La limitazione del movimento dipende dallo stadio di avanzamento della degenerazione articolare. Spesso si possono ascoltare crepitii dati dal frizionamento delle superfici articolari.
Oltre alla valutazione clinica del paziente da parte di uno specialista, ci si avvale di esami strumentali come radiografie e risonanza magnetica. TERAPIE Le terapie non sono in grado di invertire il processo degenerativo che è comunque progressivo, ma posso intervenire sul dolore e la qualità della vita della persona. Tra i possibili trattamenti di tipo conservativo troviamo: stile di vita più attivo, calo ponderale, alimentazione, rieducazione funzionale dell’arto in toto, farmacologico/infiltrativo (fans, corticosteroidi,acido ialuronico, ecc...), TECAR, integratori dietetici (glucosamina, il condroitinsolfato ecc…). Un approccio chirurgico di tipo protesico è più corretto nelle fasi più avanzate di alterazione articolare. Gianluca Bugli
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