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Yoga: percorsi di consapevolezza

Yoga: percorsi di consapevolezza
Oct
11

Quando mi chiedono di scrivere un articolo sullo Yoga, mi sento sempre un po’ a disagio.

Oramai è stato detto e scritto tutto e più di tutto, per cui non mi metterò a prendere frasi dell’antica tradizione o di grandi Maestri, ma mi limiterò a spiegare cosa è per me lo Yoga e forse sarà più comprensibile comprendere perché ad un certo punto del Viaggio ho sentito l’esigenza di trasmettere ad altri ciò che ho ricevuto in 25 anni di Pratica dalle mie Guide.

In un’epoca come questa, guardandosi intorno, pare esserci tutto e il contrario di tutto e il proliferare di offerte di ogni genere manda spesso in confusione coloro che cercano risposte alle proprie domande. A volte sarebbe utile comprendere che il problema non sono le risposte che sembriamo cercare, ma le domande che ci poniamo ad essere davvero determinanti.

Ai miei corsi giungono persone di tutti i tipi, età, estrazione sociale e percorsi eventuali già intrapresi in questo settore. Molti giungono per problemi fisici, consigliati dal proprio medico di base, psicologo, fisioterapista od osteopata. Altri attraverso le parole entusiaste di una persona amica che, avendo tratto profondo benessere dalla Pratica, coinvolge con il racconto della propria esperienza persone care, amiche e amici o colleghe e colleghi di lavoro o conoscenti. Altri perché sentono al loro interno un disagio che non riescono a collocare e magari hanno letto testi che hanno stimolato la loro curiosità, facendo pensare che possa essere un percorso utile a sbrogliare le proprie matasse.

Una cosa che posso affermare con forza è che lo Yoga non è ginnastica. Perlomeno per l’Insegnamento da cui provengo io. L’implicazione del corpo è finalizzata al raggiungimento di una maggiore conoscenza della nostra bio-macchina e del suo funzionamento. Questa conoscenza ci consente di acquisire la capacità di utilizzarne i talenti e le potenzialità a nostro vantaggio e a seconda delle necessità, nel modo più appropriato.

Ma assodato che non siamo solo composti di ossa, muscoli, tendini, ma conteniamo anche “qualcosa” che dovrebbe essere deputata a guidare la cosiddetta bio-macchina, va da sé che lo Yoga ci conduce inevitabilmente, attraverso l’uso del corpo, ad entrare in contatto anche con la nostra mente e con il nostro emotivo, imparando a diventare osservatori di noi stessi. E imparando ad osservare noi stessi scopriamo che spesso l’idea che ne abbiamo poco ha a che fare con la realtà.

Imparando ad osservare noi stessi impariamo ad osservare gli altri e il mondo che ci circonda con più attenzione. Le giornate che attraversiamo compiendo azioni spesso totalmente inconsapevoli, meccaniche, automatiche, reagendo al mondo e non agendo nel mondo, diventano allora giornate in cui ci accorgiamo sempre più spesso di quanto siamo assenti a noi stessi per la maggior parte del tempo perché tutti assorbiti nella mente o perché travolti totalmente dalle emozioni.

Siamo il risultato di esperienze vissute, condizionamenti ricevuti, conoscenze acquisite attraverso lo studio, sentimenti vissuti o negati, e tutto questo spesso si traduce in un senso di separazione, come se ci mancasse sempre un pezzo. E quel pezzo mancante spesso ci accompagna per tutta la vita. Lo Yoga, nel suo percorso, ci aiuta a comprendere che in realtà quel pezzo mancante non è esattamente quello che abbiamo pensato.

Nella nostra cultura non ci hanno insegnato per esempio che il Respiro è uno strumento Principe per condurre noi stessi attraverso la vita con il giusto passo a prescindere dalle situazioni che viviamo. Chi è appassionato di montagna sa bene quanto il giusto respiro dia la giusta cadenza al passo che ci porterà a raggiungere la cima tanto agognata per poter godere di quel panorama mozzafiato altrimenti impossibile da vedere.

Il Respiro, unito al corretto movimento, ci permette di entrare in una condizione di ascolto della bio-macchina e dei cambiamenti che avvengono al suo interno.

Restando a lungo in una Asana (posizione), nel tempo ci accorgiamo che qualcosa cambia: il muscolo si allenta, l’articolazione si scioglie e il nostro stato emotivo segue, calmandosi a sua volta, e la fatica, lo sforzo, l’intensità diventano improvvisamente qualcos’altro. Percepiamo per la prima volta che restando anziché fuggendo, respirando a fondo e in modo ampio, anziché trattenendo e bloccando, si apre una porta che ci conduce in una stanza che non abbiamo forse mai esplorato. Ecco perché lo Yoga non è ginnastica.

Migliora le condizioni della nostra bio-macchina? Sì.
Tonifica la muscolatura? Sì.
Fortifica le nostre articolazioni? Sì.
Elasticizza ed allunga le nostre contratture muscolari e tendinee? Sì.
Ma se davvero vogliamo comprendere cosa sia lo Yoga, dobbiamo provare a spingerci un po’ più in là, un po’ più all’interno. Allora ci accorgeremo che le posizioni non sono solo allineamento e forza.

Ciò che il corpo manifesta nel suo insieme è molto spesso il risultato di una condizione interna. Le contratture muscolari spesso sono il risultato di una reazione emotiva ad un evento che ci ha particolarmente turbati. La tensione muscolare è spesso la conseguenza di un tensione emotiva protratta a lungo nel tempo e mai risolta. Le infiammazioni articolari il risultato di una scorretta alimentazione, ma anche di una eccessiva rigidità emotiva nell’approcciarsi alle situazioni della vita.

Lavorando sul corpo attraverso lo Yoga, andiamo oltre la superficie. Per me questo ha significato comprendere meglio chi fossi e soprattutto, non tanto cosa volessi cambiare nella mia vita, quanto piuttosto chi volessi Diventare.

Questo è ciò che, durante i miei corsi, cerco di trasmettere ai miei allievi. Una possibilità per poter entrare maggiormente in contatto con se stessi, un’opportunità per migliorare e scoprire di poter essere maggiormente padroni di se stessi e della propria vita.

Un percorso di Consapevolezza. Augurandomi che, se non per tutti, almeno per la maggioranza, possa davvero fare la differenza. Un abbraccio!

Anna Falcinelli

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