
La paresi facciale, detta anche paralisi di Bell, è un disturbo che interessa il nervo facciale, implicato nel controllo della muscolatura del volto. Per definizione la paresi facciale è il risultato di una lesione del neurone periferico, lesione che può essere localizzata in qualsiasi punto del suo tragitto, dal nucleo fino alla giunzione neuromuscolare.
La compromissione del nervo e, quindi, del suo funzionamento, può essere totale o parziale, può coinvolgere tutta la faccia o parte di un emilato e talvolta può essere localizzata anche allo stesso emilato della lesione del nervo. Il segno maggiormente accreditato è il segno di Bell, ovvero una difetto dell’occlusione dell’occhio.
Al Centro di Riabilitazione Fisiokinetica la paresi facciale viene curata da Giorgia Bucci e Gianluca Bugli.
LE CAUSE
La paresi facciale, può avere svariate cause, che vanno tutte prese in considerazione durante la fase di diagnosi:
• Freddo: talvolta uno sbalzo termico,una ventata di aria fredda può innescare la paresi
• Infiammazione: infezioni virali (soprattutto da parte del virus Herpes Simplex) o in seguito ad irradiazione di un neurinoma dell’acustico
• Infettiva: otite cronica e infezioni a carico dell’orecchio medio
• Traumatica: frattura della rocca petrosa (zona da cui esce il nervo verso l’esterno)neurinoma
• Affezioni generali: diabete, sarcoidosi, AIDS, Tubercolosi, malattia di Lyme…
I SINTOMI
I pazienti affetti da paralisi facciale parziale presentano un caratteristico “sorriso unilaterale” e una difficoltà evidente a chiudere ed aprire un occhio. Generalmente non accusano dolore (a meno che non vi siano processi infiammatori in atto o vi siano stati traumi). Tra gli altri segni che accompagnano il disturbo, ricordiamo: alterazione del gusto, difficoltà nella masticazione (è frequente e percepito come fortemente fastidioso dal paziente il fatto di mordersi spesso il labbro mentre tenta di masticare, cosa che causa dolorose ferite e ulcere alla mucosa interna), alterazione della quantità di lacrime e saliva, difficoltà espressiva del volto, dolore alla mascella e all’orecchio, ipersensibilità al suono, e rapida insorgenza di debolezza muscolare in
corrispondenza dei muscoli facciali coinvolti.
A ciò occorre aggiungere che i soggetti colpiti da una paresi facciale periferica non hanno solo limitazioni di natura fisica ma anche un danno psicologico importante, che si traduce con un sentimento di perdita di personalità e di identità sociale. Il paziente infatti presenta una deformazione a livello dell’emifaccia e la sua impotenza nel non riuscire volontariamente a contrarre la muscolatura, risulta davvero insopportabile.
Quando cerca di parlare, ha un sentimento di frustrazione, non riuscendo a far passare il messaggio che desidera, non solo a livello della mimica, ma anche a livello della fonazione. A questo di aggiungono i disturbi legati alla masticazione e all’eloquio, sopratutto se il soggetto lavora ed è a contatto con il pubblico.
Da tutto ciò si può comprendere che anche i danni psicologici implicati in questa patologia sono importanti e non vanno sottovalutati ma affrontati e trattati adeguatamente. Ciò che accade, nella pratica quotidiana, è che purtroppo il soggetto colpito da paresi si sveglia al mattino, va in bagno, e guardandosi allo specchio si accorge che l’intero viso tende ad essere spostato completamente da un lato. L’occhio resta innaturalmente aperto e lacrima, non riesce ad avere la normale mimica del volto, non può articolare bene le parole e il labbro perde liquidi appena prova a bere un bicchiere.
La prima cosa da fare è recarsi immediatamente nel pronto soccorso più vicino per escludere che questi sintomi siano frutto di un danno più grave che necessita di tempestività d’intervento (ictus, ecc.). Fatta la diagnosi di Paresi facciale (paralisi del nervo facciale), si deve procedere al trattamento tempestivo.
LA CURA
Individuata la causa, tra le sopraelencate, va creato un piano di riabilitazione appropriato, considerando anche la fase in cui si trova il paziente quando giunge a noi. Se la causa è infiammatoria, si prescrive un ciclo medio lungo di cortisone per combattere l’infiammazione. Se la causa è virale, si deve combattere l’infezione, eventualmente con antivirali, o aspettare che il sistema imunitario riesca a fare il suo decorso.Nei casi di lesioni traumatiche, vanno apportate le modifiche necessarie per ridurre l’impatto e il trauma al nervo.
LA RIABILITAZIONE
La riabilitazione in un caso di paresi facciale è lunga, complessa e molto delicata, proprio a causa dei molteplici risvolti fisici, psicologici e sociali che questa patologia comporta. Risulta cruciale mettere il nostro paziente fin da subito al corrente dell’iter e dei vari passaggi che il trattamento implicherà, preparandolo al fatto che generalmente i progressi, che in un primo momento sono più rapidi ed evidenti, col passare del tempo saranno sempre più lenti e sfumati. La compliance del paziente sarà di fondamentale importanza per il buon esito del percorso riabilitativo (vista la sua lunghezza e la sua complessità.)
Essendo una patologia non estremamente frequente come incidenza, è importante affidarsi a professionisti esperti, e con alle spalle diversi casi di trattamento di questi casi , in quanto il recupero dipende molto dal terapista che effettua la seduta.
Il numero delle sedute viene stabilito in funzione del recupero e della stadiazione del problema. Generalmente comunque, la frequenza è quotidiana per il primo mese, e successivamente fino a tre mesi, può essere bi o trisettimanale sino ad ottenere un buon equilibrio della muscolatura del volto. Il recupero viene percepito diversamente dal paziente rispetto agli altri che lo osservano, in quanto, spesso si percepisce una lentezza di conduzione dell’impulso tra la richiesta e il reale reclutamento del muscolo.
Durante la prima seduta si è soliti fare una cartella clinica (può risultare utile corredare l’intervento valutativo con foto o video, per rendere così possibile la comparazione delle successive osservazioni ad un mese di distanza circa).
Nell’effettuare la valutazione complessiva del paziente è importante tenere in considerazione la stadiazione e la fase in cui lui/lei giunge alla nostra osservazione.
Possiamo infatti suddividere i pazienti in base a diversi momenti della patologia:
• Paralisi flaccide
• paralisi pseudo flaccide
• paralisi in corso di recupero
• paralisi con anomalie del recupero, ipertono e sincinesie.
Nel corso dell’iter riabilitativo possiamo avvalerci di vari strumenti:
• Massaggio: può essere di aiuto per tonificare la muscolatura, oltre a ridurre l’eventuale edema, sopratutto nelle paresi facciale traumatiche. Il terapista può effettuare una valutazione anche del cavo orale, per tentare di individuare eventuali trigger point, che inibiscono la contrazione muscolare.
• Laser (terapia fisica antinfiammatoria): molto efficace il laser ad alta potenza, che se usato correttamente proprio nell’area colpita riesce a ridurre l’infiammazione e accelerare il recupero tissutale stimolando l’afflusso di sangue nella parte lesa.
• Esercizi di stretching: nella fase in cui si possono avere ipertonie o sincinesie, può aiutare nella preparazione rilasciando la muscolatura e preparando allo stiramento dei muscoli.
• Esercizi terapeutici (attivi-passivi/assistiti): in generale la rieducazione consiste nel fa
recuperare i muscoli orbicolari delle palpebre e delle labbra, oltre a quelli della mimica, proponendo esercizi che possono sembrare semplici o banali, ma che vanno selettivamente a sollecitare le sincinesie, e il reclutamento contemporaneo o selettivo di tutti i muscoli facciali.
• Biofeedback elettromiografico: l’impiego di questo strumento può essere di grande aiuto al fine di un recupero più mirato e selettivo di questi piccoli gruppi muscolari altamente affaticabili. Sotto la supervisione del terapista, che posiziona gli elettrodi nei siti opportuni, il paziente è invitato ad effettuare movimenti facciali contraendo i muscoli alla massima intensità possibile. Il biofeedback registra l’entità della contrazione selettiva dei muscoli presi in causa e aiuta il paziente a coscientizzarne il reclutamento, favorendone così il rinforzo mirato.
Oltre a ciò che il paziente può fare durante le sedute con il terapista, altrettanto importante risulta essere il lavoro che può essere svolto in autonomia, e con costanza, a casa. In primo luogo, è importante consigliare al paziente di adottare accorgimenti nella vita quotidiana per preservare l’occhio nelle migliori condizioni possibili: l’uso di occhiali da sole 100/100 uva, che avvolgano l’occhio anche lateralmente, per tentare di scongiurare il rischio di una cheratite, oltre a preservarlo da polvere, vento e luminosità, cosi come l’applicazione di gocce che aiutino a lubrificare l’occhio al fine di mantenerlo idratato e prevenirne l’irritazione.
Risulta inoltre di fondamentale importanza insegnare al paziente come effettuare autonomamente (preferibilmente
davanti ad uno specchio) esercizi quotidiani per aiutare sia l’occhio che la bocca a riprendersi più velocemente.
Va comunque sempre ricordato che il recupero può essere molto lungo, e purtroppo i tempi non sono preventivabili in anticipo e variano da caso a caso.