
Le abbuffate natalizie sono ormai passate: è il momento di mettersi in forma e sempre più spesso si parla di dieta del digiuno. Notizie storiche di questo regime dietetico si trovano fin dall’antichità come pratica per la purificazione, ma la sua vera e propria diffusione si ha nell’epoca moderna, sia per l’affermarsi di un canone di bellezza femminile, sia per affrontare il problema dell’obesità.
Che cosa succede nel nostro organismo quando viene sottoposto a digiuno? Già dopo 4-5 ore per compensare l’abbassamento della glicemia, esso ricorre alle riserve di glicogeno del fegato e se il digiuno si prolunga, viene messo in atto un processo con il quale si ottiene glucosio dagli aminoacidi delle proteine del nostro corpo e successivamente dai grassi per produrre corpi chetonici, utilizzati al posto degli zuccheri. I corpi chetonici diminuiscono il senso della fame, ma possono affaticare fegato e reni.
Ad oggi sono numerosi gli studi che hanno dimostrato che il digiuno può aiutare ad aumentare l’aspettativa di vita, potenziando il sistema immunitario, favorendo la rigenerazione cellulare e regolarizzando il metabolismo.
Uno studio tedesco pubblicato questo mese sulla rivista Plos One ha dimostrato effetti positivi su quasi 1500 soggetti come la riduzione del peso corporeo, della circonferenza addominale e della pressione arteriosa. Inoltre il digiuno ha un effetto benefico sulla colesterolemia, trigliceridemia, glicemia e su altri parametri ematici.
Nel corso di questi anni sono stati proposti diversi protocolli di questo regime dietetico.
La dieta mima digiuno: prevede 5 giorni al mese di alimentazione programmata, per una riduzione calorica compresa tra il 35-50% circa. È stata ideata da Valter Longo, ricercatore presso l’Istituto di Longevità della University of Southern California, ed è basata sul consumo prevalente di grassi e proteine di origine vegetale. Ci sono alcuni alimenti che si possono consumare durante il digiuno: caffè, tè, vitamine, acqua e ed integratori come aminoacidi. La DMD sarebbe in grado di dare benefici salutari e anti-invecchiamento, ma in realtà mancano sufficienti conferme scientifiche.
Il digiuno intermittente: è uno schema alimentare che si basa su digiuni di breve durata. La dieta 16:8 alterna 16 ore di digiuno ad 8 in cui ci si alimenta, senza particolari restrizioni, mentre la dieta 5:2 (detta anche dieta fast) prevede di mangiare cinque giorni a settimana e si digiuna nei restanti due, introducendo 500-600 kilocalorie. Numerosi studi compiuti sul digiuno intermittente sono ancora work in progress, la maggior parte confermano i benefici. Tuttavia, secondo una ricerca dell’Università di San Paolo in Brasile condotta su ratti questa dieta può aumentare il rischio di diabete di tipo 2.
A questo punto diventa necessario fare chiarezza sull’argomento digiuno perché non diventi una dieta seguita per moda, senza conoscere bene ciò che si sta facendo. Le evidenze scientifiche sugli effetti benefici, soprattutto a lungo termine, non sono particolarmente forti e condivise. Tuttavia qualora si volesse fare un digiuno è necessario rivolgersi ad uno specialista per verificare che non ci siano condizioni di rischio per la salute e per evitare carenze alimentari. Inoltre sono controindicate in caso di diabete di tipo I, in soggetti con insufficienza renale e/o epatica, nelle donne in gravidanza e allattamento.
Digiunare in previsione di un’abbuffata è un comportamento che non serve a nulla e peggiora l’assetto ormonale, in particolar modo la sensibilità all’insulina. Il digiuno può essere utile non tanto per uno scopo dimagrante, ma per ridurre fattori di rischio in patologie cardiovascolari e oncologiche. Uno studio pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition lo scorso dicembre ha evidenziato infatti che la dieta del digiuno per la gestione del peso può essere considerato un approccio equivalente alla dieta “tradizionale”.
Dr.ssa Annalisa Taccari
Biologo Nutrizionista
PhD in Scienze degli Alimenti