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Bicicletta e riabilitazione, un binomio vincente

Bicicletta e riabilitazione, un binomio vincente
Jun
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Se pensiamo ad una classifica immaginaria di parole strettamente connesse fra di loro “riabilitazione” e “bicicletta” sicuramente occupano un posto importante.

Infatti quando si pensa alla riabilitazione, in particolare per un problema agli arti inferiori o comunque dopo un periodo di inattività (anche per una malattia) la bicicletta è la prima cosa che gli viene associata.

Questo pensiero è talmente diffuso da essere entrato nel quotidiano di tutte le persone e non solo degli “addetti ai lavori” della riabilitazione, e così com’è normale prendere un’aspirina se siamo raffreddati è normale fare un po’ di cyclette se il nostro ginocchio fa i capricci, senza che necessariamente ce lo abbia indicato il dottore.

Per un riabilitatore la bicicletta è come lo stetoscopio per il medico, un attrezzo fondamentale nel proprio lavoro per tutta una serie di vantaggi e motivi che cerchiamo di andare a descrivere.

Innanzitutto è un tipo di esercizio che ha un “impatto” articolare bassissimo, secondo solo al lavoro in scarico in acqua, questo significa che possiamo fare lavorare la nostra muscolatura, i tendini, le articolazioni con le relative strutture capsulo legamentose annesse senza stressarli ed allo stesso tempo non andiamo a creare sovraccarichi sulle cartilagini articolari.

Questo fa sì che la bicicletta (o la cyclette) sia l’esercizio terapeutico per eccellenza nelle problematiche artrosiche, il particolare degli arti inferiori (ginocchio, anca ed anche caviglia) ma anche nelle problematiche di schiena dove spesso viene impiegata la cyclette con posizione “reclinata”, che permette di pedalare come su una poltrona, con uno schienale che sostiene la schiena.

Un altro vantaggio della bicicletta nella rieducazione sta nel fatto che con essa si possono effettuare sia lavori selettivi di rinforzo muscolare che lavori aerobici, questo la rende uno strumento fondamentale in un campo riabilitativo molto vasto che va dalla rieducazione ortopedica, per esempio dopo un intervento o un trauma ad un ginocchio, alla rieducazione cardio vascolare, per esempio dopo un infarto o un problema ischemico anche neurologico.

Oltre ai vantaggi appena descritti la bicicletta può diventare un alleato fondamentale in altri aspetti della nostra vita quotidiana sempre inerenti la sfera del nostro benessere psico-fisico, infatti usandola come mezzo di locomozione possiamo ridurre il tempo di utilizzo dell’auto e di conseguenza la sedentarietà trasformandoli in un’opportunità di fare movimento e di migliorare la nostra condizione psico-fisica (oltre che fare un grosso piacere all’ambiente).

Se praticata come sport, e fatta in sicurezza (rispettando soprattutto il codice della strada), può portare un’infinità di vantaggi fisici ed anche psicologici, dandoci la possibilità di “evadere” dallo stress e dalla routine della nostra vita lavorativa, esplorando paesaggi che spesso abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ma che visti dalla prospettiva dell’auto non riusciamo ad apprezzare.

In conclusione la bicicletta e la sua versione “casalinga”, la cyclette, rappresentano l’esercizio terapeutico per eccellenza, il movimento che salvo pochissime eccezioni fa bene a tutto e a tutti, ma che soprattutto è alla portata di tutti.

Naturalmente come in tutte le cose bisogna evitare di “improvvisare”, in particolare se siamo reduci da un infortunio, e farci guidare e consigliare dai professionisti. Se usata durante una riabilitazione dobbiamo rispettare i protocolli medici, così come se la vogliamo fare diventare il nostro sport dobbiamo fare molta attenzione alle misure ed alla posizione in sella: la bicicletta deve infatti essere un po’ come un vestito fatto su misura, per esempio la posizione della sella troppo bassa potrebbe creare grossi problemi alle nostre ginocchia, in particolare all’articolazione femoro-rotulea, così come occorre fare attenzione ad una corretta distanza ed altezza del manubrio.

Corrado Ballarini

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