
Il reflusso gastroesofageo è una malattia caratterizzata da un ritorno di materiale acido dallo stomaco verso l’esofago e si verifica per una disfunzione del cardias (valvola che collega esofago e stomaco). I succhi gastrici vengono così in contatto con la parete dell’esofago stesso, provocando disturbi come bruciore o dolore dietro lo sterno, rigurgito acido in bocca fino a sintomi atipici come alitosi, tosse, raucedine, singhiozzo e talvolta anche asma.
Il reflusso colpisce circa il 15% della popolazione italiana ed un terzo è tra i 45 e i 64 anni; può verificarsi al risveglio, dopo i pasti o durante la notte, in posizione sdraiata, e mentre ci si piega in avanti (es. nell’atto di allacciarsi le scarpe).
L’aumento della pressione a livello della giunzione tra esofago e stomaco (che favorisce il reflusso) è influenzato da diversi fattori tra cui la dieta. Anche un aumento della pressione intra-addominale, come nelle persone in sovrappeso e nelle donne in gravidanza, predispone maggiormente al reflusso.
Oltre a sottolineare l’importanza del parere medico per un’eventuale terapia farmacologica occorre adeguare lo stile di vita: smettere di fumare, evitare l’attività fisica a stomaco pieno, evitare di indossare cinture o abiti troppo stretti sulla fascia addominale.
Riguardo l’alimentazione è bene sottolineare che non si tratta soltanto di selezionare alcuni cibi rispetto ad altri, ma anche di seguire alcuni comportamenti:
– mangiare lentamente e masticare bene per favorire l’attività dello stomaco e la digestione;
– non sdraiarsi dopo aver mangiato e non andare a letto prima che la digestione sia completata (almeno due ore);
– fare pasti piccoli e frequenti ed evitare di fare abbuffate, soprattutto la sera;
– sollevare la testata del letto di alcuni centimetri per impedire la risalita del bolo alimentare quando si è
distesi;
– bere più acqua per limitare l’azione aggressiva dei succhi gastrici sulla parete dello stomaco e dell’esofago;
– evitare bevande e cibi troppo caldi;
– evitare di masticare i chewing-gum; questo provoca un aumento dell’aria e quindi della pressione all’interno dello stomaco predisponendo al reflusso;
– tenere sotto controllo il peso corporeo.
Esaminando i cibi: caffè, the e tisane, alcolici, bevande gassate, menta, cioccolato, cibi piccanti o troppo speziati, cibi fritti, agrumi, pere e mele poco mature, pomodoro, peperoni, aglio e cipolla sono ritenuti responsabili della riacutizzazione dei sintomi e vanno assunti in quantità moderata.
Particolare attenzione va posta al consumo di cibi grassi; questi richiedono una lunga digestione e quindi rallentano il tempo di svuotamento gastrico, favorendo il verificarsi del reflusso. Anche la frutta secca (noci, mandorle, pistacchi…) è ricca di grassi e quindi va limitata. Fra le carni è bene scegliere quelle più magre come pollo, coniglio, tacchino. Vanno bene le uova (ma non fritte) e latticini, anche se qui ci sono opinioni contrastanti. Tuttavia prediligere quelli meno grassi e in porzioni limitate perché, pur neutralizzando in parte l’acidità gastrica, hanno un tempo di digestione piuttosto lungo. Frutta e ortaggi sono da preferire cotti o centrifugati, cercando di eliminare le parti più fibrose.
In conclusione, le giuste scelte a tavola possono impedire che i disturbi del reflusso gastroesofageo si presentino con una certa frequenza, evitando la cronicizzazione e le complicanze della malattia.
Dr.ssa Annalisa Taccari
Biologo Nutrizionista
PhD in Scienze degli Alimenti